Categoria: RACCONTI EROTICI14,8 minuti di lettura

A bocca aperta

Saper fare un pompino ad arte, come Cristo comanda, non è una competenza alla portata di tutte le donne. Ci sono tanti tipi di pompini, così come molti archetipi di donne e, ognuna di esse, ha una visione personale della cosa. Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscerne qualcuna e mi sono imbattuto in tanti stili differenti. C’è la donna “riluttante”, ostile alla pratica e a tutto il godimento che ne consegue. Quella che trova l’ardire e l’ardore per elaborare la teoria strampalata della villana sottomissione senza considerare che, far godere il proprio partner prima di tuffarsi del sesso, non è mica un peccato.

C’è la donna “vorrei ma non oso”, quella che si limita al compitino, non capendo che il pompino per noi uomini è la sineddoche di tutte le perversioni. Questo tipo di donna si limita a eseguire un lavoro standardizzato, senz’anima, non capendo che, se nel pompino non ci metti la benzina chiamata passione, il sesso tra le tue lenzuola avrà lo stesso carattere neutro e incolore del tuo distacco. Nemo dat quod non habet” dicevano i Latini, purtroppo è una lezione che viene spesso ignorata.

Ho incontrato poi qualche donna “esibizionista”, quella che applica la fellatio con vanità e superbia nell’ossessiva ricerca di essere qualcosa che non è. In questo caso ci troviamo in pieno effetto Dunning-Kruger, trovandoci di fronte a donne che pensano di avere competenze che vanno oltre la realtà. Infine c’è la donna “diligente”: modesta, scrupolosa, sempre curiosa e aperta a nuove forme di apprendimento. Questa è la donna che preferisco, quella che, nonostante abbia consapevolezza che la perfezione non esista si sforza comunque di provare a raggiungerla in ogni modo, quella che ha il coraggio di specchiarsi nelle proprie capacità, ma anche nei propri limiti…

La mia scopamica

E poi c’è Susanna, la mia scopamica di sempre. Susanna è da annoverare nella categoria delle donne veramente “esperte”, quelle che hanno un potenziale di apprendimento abbacinante, che traboccano di sensualità come lo sguardo di Scarlett Johansson in Vichy Cristina Barcellona, che hanno raggiunto una consapevolezza che diventa a volte narcisismo, muse ispiratrici di un’estetica mai fine a sé stessa. Io e Susanna ci conosciamo fin da piccoli, i nostri genitori sono amici dai tempi dell’università e, nonostante viviamo in due città diverse, grazie all’amicizia che lega le nostre famiglie non si è mai persa l’occasione di trascorrere estati, festività e week end tutti insieme. Avendo suppergiù la stessa età abbiamo spesso confrontato i racconti di esperienze indirette e le fantasticherie infantili. Abbiamo vissuto tutte le fasi dell’adolescenza esercitandoci insieme, nelle lunghe estati passate in campeggio, sulle pratiche erotiche più sconosciute.

Le regole

Susanna mi ha insegnato nel tempo come sedurre una donna, dove toccarla, come procurarle un orgasmo e molti altri segreti che, devo ammettere, mi hanno reso un amante migliore. Io, dal mio canto, ho provato a trasferirle i princìpi più elementari e basilari riguardanti il genere maschile, che, a mio avviso, si possono riassumere in tre semplici regole.

  • Prima regola fondamentale: l’uomo, inteso come essere fallo dotato, ragiona con due teste e, una brava seduttrice, deve imparare a comunicare con entrambe.
  • Seconda regola importante: mai togliere al tuo uomo l’idea che sia lui il cacciatore e tu la sua preda. Alcuni uomini si inibiscono davanti a donne troppo aggressive.
  • Terza ed ultima regola, a mio parere, quella per eccellenza: per molti uomini un pompino fatto ad hoc è, a volte, anche meglio di una scopata

Susanna si appassionò da subito all’ultima regola e non nascondo quanto per me è stato un vero piacere insegnarle come praticare magistralmente una fellatio. Ogni estate, ogni Natale e in ogni altra occasione in cui riuscivamo a rivederci lei mi faceva di nascosto un pompino per mostrarmi ciò aveva imparato nel tempo. Devo ammettere che diventava sempre più brava. Aveva l’ossessione di migliorarsi, di compiacere il proprio partner, di stare sempre a bocca aperta…

L’ultima volta che ci siamo visti, Susanna mi ha regalato il pompino migliore che abbia mai ricevuto in vita mia. Le nostre famiglie furono invitate al matrimonio di amici in comune e noi ci ritrovammo di nuovo insieme dopo quasi sei mesi di lontananza.

Un matrimonio indimenticabile

Mi sono sempre piaciuti i matrimoni, la loro vanitosa falsità, l’esplosione di erotismo finto perbenista scatenato dalle invitate che entrano in spudorata competizione su tutto: abito, linea, botulino, tacchi, trucco e parrucco.

A bocca aperta - il matriminio

Che bello per un uomo trovarsi in una situazione del genere. L’arrivo di Susanna poi rese quel matrimonio memorabile. Aveva un lungo vestito nero con spacco da capogiro che ne risaltava la femminilità e l’eleganza. Rimasi folgorato dalla sua carnagione imbrunita dal sole, dai lineamenti dolci che illuminavano i suoi meravigliosi occhi verde smeraldo. Caspita, diventava ogni volta più bella. Peccato che tra non ci sarebbe stato mai niente, a parte il sesso occasionale ovviamente.

Per rapporto che avevano i nostri genitori sarebbe stato troppo imbarazzante per entrambi immaginare qualcosa in più. Mi abbracciò forte, era felice di rivedermi, bella e solare come sempre. Ci misero al tavolo dei ragazzi, in un gruppetto mal assortito composto da bambini e bambine di ogni età. Avremmo potuto essere tranquillamente i genitori della metà di quei mocciosi ma la cosa non ci toccò. Dopo sei mesi di distanza ne avevamo di cose da raccontarci, meglio al tavolo dei bambini, almeno non avremmo dovuto conversare di cose futili con nessuno.

Susanna la provocatrice

Il tempo volò via veloce nel tran tran di brindisi, discorsi, pettegolezzi, musica e cibo in abbondanza. Il momento migliore però arrivò prima del dolce. Susanna mi mostrò il piercing che aveva da poco fatto alla lingua e, questa notizia, mista all’abbondanza delle sue tette che si palesavano prepotentemente dallo scollo del vestito, mi procurò non pochi pensieri peccaminosi. Lei sembrò percepire la mia eccitazione, nel tempo avevamo affinato una certa complicità, ci bastava uno sguardo per intenderci anche senza parlare.

Si vede che l’idea la stuzzicò perché si mise in bocca un cubetto di ghiaccio e cominciò a succhiarlo con tutta la malizia e la sensualità di cui era capace. Poi, come capitava ogni volta del resto, Susanna mi sorprese. Mi chiese di voltarmi verso il cameriere per chiedergli dell’acqua e, in un batter d’occhi, sparì sotto al tavolo. Devo ammettere che fui un po’ tardivo nel leggere la situazione perché, una volta girato di nuovo verso i miei commensali, mi preoccupai quando non la vidi seduta al suo posto.

Il nostro piccolo segreto

Un secondo dopo sentii la sua mano smaniosa stringere il mio cazzo e allora tutto mi fu estremamente chiaro. Nel mezzo di un matrimonio con oltre duecento invitati, tra camerieri, fotografi, musicisti e, soprattutto, i nostri genitori, Susanna mi sbottonò la lampo e me lo prese in bocca nascosta sotto la tovaglia del tavolo. Vi assicuro che sentire il calore della sua lingua unito al gelo della pallina del suo piercing scivolare sul mio fallo arrapato fu una sensazione indimenticabile.

A bocca aperta - il matriminio

Quell’erotica dicotomia mi mandò in estasi. Come la mantide religiosa divora suo marito, Susanna inghiottì letteralmente il mio cazzo. Lo metteva giù fino alla gola e poi rapida risaliva alla punta girandoci intorno con la lingua. Mi fece delle cose che non mi aveva mai fatto prima. Si vede che nei sei mesi di lontananza si era tenuta in allenamento. Il pompino della mia scopamica fu magistrale. Baci, morsi, sputi, il mio cazzo non aveva mai avuto un trattamento del genere. Cercavo di mantenere una certa compostezza mentre ero seduto al tavolo con i bambini ma, sotto di esso, con le mani le stringevo forte i capelli e la spingevo la sua bocca aperta sempre più in fondo.

Arriva il dolce

L’apoteosi si raggiunse quando il cameriere portò al nostro tavolo il dessert, una piccola coppetta di fragoline ricoperte con panna. Fui lestissimo nel far sparire una coppetta e nasconderla sotto al tavolo. Desideravo che me lo succhiasse completamente ricoperto di panna e lei lo fece. Anzi, si spinse oltre, poggiò a più riprese ognuna delle fragoline sul mio glande e, con famelica brama le masticò insieme al mio cazzo. Quel gesto ingordo e sadico mi portò all’esplosione. Le tenni la testa ben salda tra le mie gambe e innaffiai di sperma la sua bocca. Lei strinse le labbra attorno al glande e non ne fece cadere a terra nemmeno una goccia. Che donna…

Un minuto dopo Susanna era di nuovo seduta vicino a me. Fu fulminea nella risalita così come lo era stata nella discesa. Ci guardammo complici e divertiti quando il bambino seduto di fronte a noi le disse: “Ragazza, perché hai la bocca sporca?” e lei, passandosi candidamente la lingua attorno alle labbra, gli rispose: “Non preoccuparti piccolo, è solo panna”, poi mi fece l’occhiolino e aggiunse: “Ed io ne sono tanto golosa”…

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