Categoria: RACCONTI EROTICI21,1 minuti di lettura

Isola di Lesbo, il viaggio della passione

Arrivai al viaggio della maturità più spremuta di un limone su una zuppa di cozze. Le lunghe notti insonni passate sui libri, lo stomaco contratto dall’ansia di non farcela, le paturnie dei miei genitori per quella figlia sempre più smunta e deperita. E per giunta, come se non bastasse, stavo vivendo la mia prima vera crisi sentimentale. L’estate della maturità è coincisa con la fine della mia prima grande storia d’amore. A mente fredda mi viene da riderci su, ma non vi nego che il tradimento di Marco con quella sgualdrinella del quarto anno fu davvero il colpo di grazia in un momento così delicato. Nonostante tutto riuscii a superare brillantemente gli esami a scuola e, una volta finita quella lunga agonia, decisi di lasciarmi trascinare dall’entusiasmo di Amantea, la mia migliore amica, e seguirla nella vacanza dei suoi sogni in Grecia, sull’isola di Lesbo.

Inizialmente, prima di non avere più un ragazzo, avevo optato per il più classico dei viaggi della maturità: l’immancabile interrail di venti giorni tra Spagna e Marocco. Anche Amantea sarebbe partita insieme a me, Marco ed altri quattro amici, ma più per farmi contenta che per suo personale diletto.

Amantea è una ragazza sui generis, fuori da ogni logica relativa al modo di concepire il divertimento dei ragazzi della nostra età. Ci conosciamo da sempre e frequentare la stessa classe al liceo classico non ha fatto altro che rafforzare quest’amicizia così profonda nel corso degli anni. A differenza mia e dei nostri coetanei Amantea non ha superato col massimo dei voti il liceo classico per il famoso “senso del dovere”, sono stati invece il suo innato desiderio di conoscenza, la sua sete di cultura e la voglia di misurarsi continuamente con nuove e stimolanti sfide intellettuali a permetterle di essere l’allieva migliore del nostro anno.

Anticonformista per eccellenza, sicura dei propri mezzi e tremendamente lesbica la mia amica era tutto ciò che probabilmente io non sarei mai stata. Di lei tutti i ragazzi della scuola sghignazzavano alle spalle, forse perché impauriti dal suo carattere forte o forse solo perché frustratamene abbagliati da una bellezza che tutti desideravano, alla quale nessuno sarebbe mai arrivato.

Persuasa dalla mia amica prenotammo il nostro viaggio sull’isola di Lesbo, la terza isola greca per estensione nonché patria natale della poetessa Saffo, personaggio letterario preferito di Amantea.

Ci misi poco a convincermi di aver preso la decisione giusta perché l’isola era davvero stupenda nella sua naturalezza e nei resti archeologici. Mare e cultura, passeggiate tra il verde più rigoglioso e aperitivi infiniti, percorsi letterari ed indimenticabili gite in barca. Lesbo mi conquistò sin dal primo giorno e i successivi quindici li ricordo come il periodo più bello della mia vita.

Alloggiavamo in un piccolo studios a Mitilini, capitale dell’isola di Lesbo, trascorrendo le giornate ad ammirare la città vecchia, la moschea, le chiesette e a perderci nel dedalo disordinato di quei vicoli tipicamente ellenici. Quel periodo solo nostro fu anche l’occasione per fare domande più mirate riguardo i gusti sessuali della mia migliore amica.

Amantea era attratta dalle ragazze solo da qualche anno. In passato aveva avuto anche lei qualche delusione maschile e questo, in un primo momento, mi lasciò pensare che la sua nuova inclinazione fosse legata più ad un senso di ripicca verso il genere maschile che ad una convinta omosessualità. Col tempo però ha avuto modo di ricredermi perché Amantea ha continuato a frequentare sempre e solo ragazze, sopprimendo di sana pianta qualsiasi interesse verso i maschi. Ad ogni modo, forse per la sua pungente riservatezza, non ho mai osato, nel corso degli anni, andare oltre la superficie quando si palesava l’argomento sessualità nelle nostre conversazioni. Anzi, nemmeno sull’isola di Lesbo Amantea fu più loquace del solito in merito all’argomento. Devo ammettere che fu solo la mia curiosità a farmi spingere in domande scomode per le quali altro non ebbi che risposte monosillabiche.

L’unica volta in cui Amantea si espose leggermente fu quando a un tratto, visibilmente stufa delle mie domande, mi disse fissandomi decisa: “Chiedi, chiedi, chiedi…ma scusa, non faresti prima a provare anche tu?”.

Quella risposta mi mise in imbarazzo, rimasi in piedi immobile a fissarla a bocca aperta per un tempo interminabile, poi seppi dirle soltanto con voce tremolante: “Lo sai che non mi piacciono le donne” e mi incamminai per entrare verso una bottega. Sentii la sua voce lontana dirmi: “Come fai a dire che non ti piace una cosa se non l’hai mai provata? Secondo me la tua paura più grande è quella che potrebbe piacerti davvero”. Decisi di non controbattere ed entrai nel negozio. Ma onestamente le orecchie cominciarono a fischiarmi.

Dopo lo shopping andammo in una delle più belle spiagge dell’isola di Lesbo, per tutto il tempo rimasi stesa sul lettino con gli occhi chiusi fingendo di dormire, non feci nemmeno il bagno. Nella mia testa continuavano a risonare le sue parole: “La tua paura più grande è quella che potrebbe piacerti davvero…”

Non nascondo che, soprattutto da quando lei aveva cambiato i suoi gusti, mi era capitato spesso di pensare a come sarebbe stato provare quella nuova esperienza. Magari non con Amantea, del resto era come una sorella per me, ma comunque una vocina soffocata dentro me mi diceva di non escludere a priori quell’opzione.

Per il resto della giornata io ed Amantea parlammo lo stretto indispensabile. Credo che lei riuscisse a percepire il mio turbamento emotivo e ritenne opportuno non infierire. Risalendo dalla spiaggia prenotammo un ristorantino per la cena proprio in riva al mare, poi ci incamminammo verso casa per fare la doccia e prepararci. Andai in bagno per prima, sotto il calore tiepido dell’acqua che scorreva il mio turbamento aumentò, stavolta però si spostò dallo stomaco al basso ventre e mi masturbai silenziosamente col getto della doccia. Poi fu il turno di Amantea. Rimasi stesa sul mio letto con l’accappatoio ancora addosso a fissare il soffitto mentre aspettavo che la mia amica uscisse dal bagno.

Quando Amantea aprì la porta si diresse verso il grande specchio e lasciò che l’accappatoio scivolasse sul pavimento. Poi cominciò a cospargersi il corpo di crema doposole. Non ci fu malizia in quel suo gesto, spesso ci mostravamo nude di fronte all’altra durante i preparativi senza alcun problema. Quella volta però fu diversa dalle altre ed io sentii un trasporto incontrollabile verso il suo fondoschiena liscio e abbronzato. Senza nemmeno sapere quello che stavo facendo mi avvicinai a lei fissando i suoi occhi nello specchio, poi le cinsi la vita con le braccia e la baciai delicatamente sul collo, sfiorando leggermente col mio abbraccio i suoi capezzoli duri. Amantea non sembrò affatto scossa da quella situazione. Dopo qualche secondo ancora abbracciate lei si voltò verso di me, mi sorrise complice e, senza darmi il tempo di pensare, mi baciò sulla bocca.

Era la prima volta che baciavo una ragazza, ma quel bacio rubato nel chiaroscuro di quella stanza, in un posto così bello come l’isola di Lesbo fu diverso da tutti gli altri che avevo dato in vita mia. Il mio primo bacio a una donna fu tremendamente dolce. A differenza del bacio maschile non c’era foga o impeto in quell’incontro di labbra, solo tanta, tanta spontanea tenerezza. Restammo in piedi a baciarci davanti a quello specchio per molto tempo, accarezzando vicendevolmente i nostri corpi eccitati. Poi Amantea, da brava esperta, prese a condurre il gioco.

Mi prese la mano e mi sdraiò sul letto, si adagiò su di me e senza staccare il suo sguardo dal mio mi disse: “Chiudi gli occhi adesso, lasciati andare”. Assecondai il suo volere ed abbassai le mie palpebre, decisi di affidarmi alla sua esperienza e di godermi quel momento senza ripensamenti.

La mia amica riprese a baciarmi con delicatezza e passione. Prima le labbra, poi dietro le orecchie, il collo, i seni e l’ombelico fino ad arrivare al mio monte di venere completamente rasato. Una volta arrivata a pochi centimetri dalla mia vagina cominciò a soffiarci sopra con dolcezza senza mai affondare il colpo. L’idea che Amantea fosse proprio ad un passo dal mio sesso e non cominciasse ancora la sua opera mi faceva tremare le gambe di desiderio. A un tratto non riuscii più a controllarmi e fui io stessa a spingere la sua testa tra le mie gambe. La mia amica ci sapeva fare eccome. Il cunnilingus fatto da una donna è davvero un’altra storia. Amantea roteava lentamente la lingua sul mio clitoride, alternando a quei movimenti dei piccoli baci pieni garbo e dedizione. Le sue dita sfioravano entrambi i miei capezzoli mentre la mia schiena si inarcava convulsamente per il piacere.

Decisi che volevo ricambiare le sue effusioni e le chiesi di girarsi all’incontrario. Le nostre teste si incastrarono perfettamente ognuna tra le gambe dell’altra. Sempre con gli occhi chiusi cominciai a baciare la sua vagina. A differenza del pene maschile l’organo femminile è meno “invadente” al bacio, mi resi conto subito di esserne piacevolmente attratta e lasciai andare la mia lingua senza freni su e giù per il suo clitoride. Anche Amantea cominciò a gemere veementemente e questo comportò un cambio di intensità nel suo modo di leccarmi. Stavolta la sua lingua andava giù con maggiore decisione, cominciando ad esplorare parti del mio sesso non ancora toccate. Il nostro doppio cunnilingus durò l’istante di un attimo, ma la colpa fu principalmente mia perché venni sulle sue labbra nella frazione di qualche minuto.

Amantea si ripulì la bocca con una salvietta imbevuta e con un sorriso pieno mi chiese: “Allora? Ora che l’hai provato cosa ne pensi del sesso tra ragazze?”. Devo ammettere che ero entusiasta ma decisi di non dargliela vinta così facilmente. “Mi è piaciuto molto –le dissi- ma mi tocca ammettere che senza penetrazione il godimento non è lo stesso”. Sono convinta che la mia amica si aspettasse quella risposta perché mi sorrise di nuovo complice e aggiunse: “Ma non è finita mica qui. Siamo solo all’inizio mia cara…”

Amantea aprì il cassetto del suo comodino e ne tirò fuori un meraviglioso dildo doppio di pregevoli dimensioni. Mi fece sedere ai bordi del letto e, dopo averlo leggermente lubrificato, lo infilò nella mia vagina. Ammetto di non aver fatto mai uso in passato di alcun sex toy ma la penetrazione con quel dildo mi fece letteralmente impazzire. Dopo qualche minuto passato a stimolarmi delicatamente Amantea si mise a cavalcioni su di me. “Infilalo tu, fallo piano”, mi disse in un sussurro la mia amica. Assecondai la sua volontà e dopo averlo lubrificato con un po’ di gel lo direzionai verso la sua vagina consentendo ad Amantea di sedersi completamente a cavalcioni su di me.

Fu un sesso diverso, mai provato prima. Io e Amantea eravamo strette in un solo abbraccio, perse in un vortice incessante di lingue intrecciate e mani smaniose. La possibilità di decidere autonomamente l’intensità e la velocità della penetrazione donò al mio corpo suggestioni nuove, piaceri sconosciuti e inesplorati.

Lo facemmo per tutta la notte, al diavolo l’isola di Lesbo, al diavolo la cena, avevo nuovi appetiti di cui cibarmi. Quando ormai il sole cominciò coi suoi primi raggi ad illuminare la nostra stanza Amantea mi sussurrò nell’orecchio: “Sono pronta, se lo sei anche tu ti aspetto, così veniamo insieme”. Mi bastò ascoltare quelle parole per raggiungere l’estasi. “Si, sono pronta anch’io. Baciami e stringimi forte, ho voglia di non dimenticare mai più questa notte”.

Il nostro orgasmo simultaneo fu come leggere una poesia di Saffo in riva al mare, come raggiungere il paradiso senza passare per la morte. Amantea ed io restammo lì incastrate per qualche minuto ancora, nell’umido dei nostri orgasmi e del nostro sudore ad accarezzarci e baciarci con tenerezza.

Quando tutto fu finito spalancammo la finestra e ci sdraiammo sul letto esauste, ricordo che dormimmo fino al tardo pomeriggio prima di ricominciare. Gli ultimi tre giorni sull’isola di Lesbo li passammo soltanto in camera da letto. Da quel giorno io e Amantea siamo diventate qualcosa di più di due semplici amiche. Adesso rileggo il mio racconto stesa di fianco accanto a lei mentre le accarezzo i capelli, dopo aver scritto della nostra prima volta non potevo che concludere il pomeriggio tra sesso e coccole.

Fate l’amore, fatelo come più vi piace e con la persona che amate senza rinunciare per principio ad ascoltare quello che vi suggerisce il vostro cuore. Non soffocate i vostri istinti anche se diversi da quelli convenzionali, a me è servito per vivere felicemente la mia vita. Spero possiate farlo anche voi.

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