Categoria: RACCONTI EROTICI24,4 minuti di lettura

Come ho perso la verginità

La prima volta non si scorda mai…

“La prima volta non si scorda mai…” Questa massima vale un po’ per tutti giusto?

D’altronde, che la prima volta sia stata bella o brutta, voluta o casuale, piacevole o dolorosa, è impossibile da dimenticare. Anche a distanza di anni, la persona, il luogo e le emozioni provate quando si perde la verginità restano intatte nei nostri ricordi. È così anche per me e, dato che non è successo da molto, i miei ricordi sono ancora vividi e voglio condividerli con voi.

Mi chiamo Adele T. e ho compiuto diciott’anni il mese scorso.

Forse qualcuno di voi, visti i tempi che corrono, starà pensando che la mia decisione sia tardiva. Oggigiorno, arrivare vergini a diciassette anni è quasi una rarità. Le ragazze della mia generazione sono molto più precoci rispetto a quelle della passata e, cominciano a sperimentare molto prima, arrivando alla soglia dei diciotto con dei veri e propri master in sessuologia.

Tutte le mie amiche avevano fatto già da tempo le loro esperienze. Io no. Avevo il desiderio di “aspettare quello giusto”, volevo la favola, l’amore romantico e folle che solo l’adolescenza sa regalare.

La cotta per Michele

La mia prima volta è stata con Michele, un ragazzo di un anno più grande che frequentava il mio stesso liceo.

Michele era, bello, simpatico e pieno di sé. Era uno di quelli che ci sapevano fare con le donne. Negli anni aveva avuto molte esperienze ed in tante avrebbero fatto carte false pur di entrare nella sua “pink list”.

Mi ero sempre tenuta alla larga da questo genere di bottini, ambivo a ragazzi timidi e magari anche un po’ imbranati, proprio come me.

Nonostante questo, Michele ha saputo fare breccia su di me. Avemmo modo di conoscerci meglio durante le prove per il saggio di fine anno. Entrambi eravamo nel coro della scuola, io suonavo il pianoforte e lui era un fantastico solista. Un giorno, durante le prove, mi passò fugacemente un bigliettino…

Non riuscii ad aspettare la fine dell’esibizione e corsi in bagno ad aprirlo. Il foglietto diceva: “Ciao Adele, possibile che in tanti anni non sia riuscito a conoscere meglio una ragazza carina come te? Rimediamo! Usciamo insieme uno di questi pomeriggi?”.

Mi colse completamente alla sprovvista, non mi sarei mai aspettata che il ragazzo più bello della scuola chiedesse di uscire proprio a me. Certo, ero anch’io una ragazza piacente, gli occhi azzurri e il mio fisico allenato mi rendevano una preda appetibile, ma, la fama che avevo non giocava a mio favore.

“La suora”, così cominciarono a chiamarmi i ragazzi della mia scuola, e, se, come ben sapete, è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio, figurarsi una nomea del genere. La cosa non mi ha mai scalfita, io, a differenza delle mie amiche, sapevo cosa volevo e non ero intenzionata a scendere a compromessi con nessuno per smentire i banali giudizi altrui. Proprio per questo fui molto colpita dall’invito a sorpresa di Michele…

Il primo appuntamento

Ci organizzammo per il giorno successivo.

Mi diede appuntamento in un piccolo bar non lontano da scuola. Arrivai in ritardo. Nessun outfit sembrava all’altezza dell’occasione. Ero emozionata e intimorita. Michele invece sembrava a suo agio e fece di tutto affinché anch’io potessi sentirmi così. Parlammo a lungo, lui sembrava sinceramente interessato alle mie opinioni e divertito dai miei modi buffi.

Dopo il caffè facemmo un giro per i negozi, lui voleva comprare una camicia ed io fui felice accompagnarlo. Era davvero bello, aveva un fisico asciutto e dei meravigliosi riccioli neri che risaltavano maggiormente i suoi occhi verdi. Una volta usciti dal negozio mi prese inaspettatamente per mano e, dopo avermi detto “Grazie Adele per avermi accompagnato”, mi diede un bacio sulla guancia.

Arrossii all’istante per quel gesto ma provai a non farglielo notare e a mantenere una parvenza di sobrietà. Quando arrivammo sotto casa mia, sempre tenendoci per mano, Michele si avvicinò a me e mi baciò, stavolta sulla bocca. Fu un bacio bellissimo, pieno di trasporto e, cosa ancora più importante, molto educato. Non allungò le mani in punti nascosti e sensibili, piuttosto si limitò ad abbracciarmi forte e a tenermi stretta a sé. Che cavaliere, chi avrebbe potuto immaginalo.

Una vera frequentazione

Nelle settimane successive la nostra storia continuò a prendere forma.

Ci scrivevamo in continuazione e parlavamo al telefono per ore. Michele sapeva come prendermi, come stuzzicarmi, come capirmi. Forse, anzi, quasi sicuramente, sapeva anche lui del mio nomignolo perché mai e poi mai provò ad andare oltre ai semplici baci innocenti. Questa fu la cosa che maggiormente apprezzai e che mi spinse pian piano a considerare Michele come quello giusto. Non provò mai ad andare oltre, tutt’altro, in una lunga chiacchierata telefonica mi disse addirittura che lui appoggiava le mie idee e che avrebbe aspettato tutto il tempo necessario affinché mi sentissi pronta.

Una parte di me sentiva l’esigenza di lasciarsi andare, di premiarlo per la sua pazienza, ma l’altra parte continuava a rimanere bloccata sulle proprie posizioni. Avevo bisogno di una scossa secca che finalmente arrivò un venerdì all’uscita da scuola. Alice, la mia amica più pettegola e linguacciuta, informata costantemente su tutti i gossip dell’istituto, mi confidò di aver sentito che Marta, una ragazza dalla nomea poco raccomandabile del quinto anno, aveva puntato le sue mire su Michele e che aveva deciso di invitarlo a casa sua appena fosse stata libera dai genitori.

La mia amica non sapeva della mia storia con Michele, entrambi avevamo deciso di mantenere un certo riserbo per evitare i soliti commenti e sfottò, ma le sue parole suonarono come un campanello d’allarme nelle mie orecchie. Basta. Arrivai a questa conclusione in un attimo, avrei fatto l’amore con Michele quella sera stessa, era quello giusto e di certo non me lo sarei lasciato soffiare da quella stronza di Marta B…

Una cenetta romantica

Invitai Michele a cena a casa mia, i miei genitori erano partiti per il week end e non sarebbero rientrati fino a domenica.

Feci una ricerca su vari blog e studiai per noi un menù afrodisiaco accompagnato da un ottimo vino bianco della riserva di mio padre. Forse si sarebbe arrabbiato, ma cosa me ne importava in fondo? Doveva essere tutto perfetto quella sera. Scelsi accuratamente la lingerie da indossare e la coprii con un vestitino grigio scuro molto corto, calze nere e un paio di stivali con un accenno di tacco. Ero emozionata per la nostra serata speciale, provai a creare un ambiente più intimo in camera mia aiutandomi con delle piccole candele sparse sul pavimento, musica romantica e oli profumati. Alle 20.00 diedi un‘ultima controllata al tutto, ogni cosa sembrava perfettamente al suo posto, ero io ad essere troppo agitata. Decisi di bere un cicchetto del rum di mio padre, così, giusto per gestire meglio l’ansia, e, mentre tossicchiavo come una principiante Michele finalmente bussò.

Si presentò alla mia porta in tutto il suo splendore, aveva una bella giacca nera con sotto la camicia bianca che avevamo comprato insieme. Mi portò uno scatolo di cioccolatini e del gelato. Che gentiluomo. Mi parve davvero molto colpito dalla mia cena e dall’impegno che ci avevo messo nel preparare il cocktail di gamberetti, il salmone gratinato con spezie e peperoncino e, come dolce, l’immancabile coppetta con fragole e cioccolato. La cena fu molto apprezzata e volò via veloce tra un complimento e una risata, il vino cominciò a calmarmi e mi mise a mio agio mentre lui, come al solito, lo era da sempre.

Finalmente…

Finito il gelato e bevuta mezza bottiglia di limoncello arrivammo al punto clou della serata. Lo invitai ad andare in camera mia e, quando vide le candele accese e i petali sparsi sul letto, Michele capì (se non l’aveva fatto già prima) a cosa volevo arrivare con quell’invito.

“Sei sicura Adele? Guarda che se lo fai per me io posso aspettare, sto davvero bene insieme a te e non voglio rovinare tutto”. Le sue parole mi convinsero ancora di più che stavo facendo la cosa giusta. Era lui quello che aspettavo da tutta la vita e adesso volevo che fosse il primo: “Si, sono sicura, ho voglia di fare l’amore con te. Ho solo paura di non essere all’altezza, quindi sii paziente con me”. Michele mi guardò con tenerezza, poi mi baciò delicatamente le labbra e mi disse: “Sarà bellissimo fare l’amore insieme a te, non preoccuparti di nulla, lascia fare a me”.

Come ho perso la verginità

Ci baciammo a lungo, con passione, con desiderio, le sue mani adesso non erano più timide come prima e cominciò a sfiorare dolcemente ogni punto della mia femminilità. Non fui per niente infastidita dal suo tocco, anzi, più mi palpava più mi rendevo conto che desideravo essere accarezzata da lui. Michele mi sbottonò il vestitino, sfilò le mie calze e mi lasciò in lingerie sul letto prima di rimanere in mutande anche lui. Mi baciò i seni, prima sopra il reggiseno e poi, una volta tolto, cominciò a leccare e mordicchiare delicatamente i miei capezzoli mentre strofinava le dita sulla mia vagina. Mi affidai completamente a lui e mi abbandonai al piacere che mi fece provare. Michele iniziò a scendere sempre più giù con i suoi baci, prima sull’ombelico, poi all’interno delle mie cosce e infine, sfilata la mutandina, poggiò la sua bocca sulla mia figa e cominciò a leccarla.

Ero in estasi, il mio corpo si muoveva indipendentemente da ciò che gli diceva il cervello e non riuscii a contenere i miei gemiti. Era davvero bravo! Arrivai al mio primo orgasmo procurato in pochi minuti, nonostante fossi un po’ imbarazzata dalla cosa mi sembrò di percepire una certa soddisfazione nel suo sguardo.

Il mio turno

Poi toccò a me. Avevo visto qualche video su come fare i pompini, ascoltato racconti e consigli di qualche amica pratica della cosa, ma vi confesso che prenderlo in bocca per la prima volta fu diverso e, onestamente, mi piacque molto. Cercai di fare attenzione ai denti, non volevo farlo soffrire, quindi aprii la bocca il più possibile e lo infilai dentro arrivando lentamente fino alla gola. Michele emise dei versi di puro godimento e questo mi incoraggiò a prendere ulteriormente l’iniziativa. Gli leccai le palle, le misi entrambe in bocca mentre da brava geisha lo masturbavo con le mani, adesso era lui ad essere completamente in mio controllo e la cosa mi piaceva.

A un tratto mi fermò. “Ehi, se continui ancora un po’ l’amore non lo facciamo più…”, mi disse sorridendo. Mi stesi sul letto, aprii le mie gambe e aspettai che Michele si mettesse sopra di me. La penetrazione fu meno dolorosa di quello che immaginassi, era stato molto bravo a farmi bagnare così tanto da rendere il mio corridoio più scivoloso. Una volta arrivato fino in fondo mi strinse le mani e prese a muoversi con delicatezza avanti e indietro. Io lo guardavo con gli occhi bagnati dall’emozione e mi persi letteralmente nel piacere che i suoi movimenti lenti mi procurarono.

La pecorina

Che bella cosa fare l’amore con lui, cosa mi ero persa fino ad allora, forse le mie amiche non avevano poi tutti i torti. Dopo qualche minuto ancora Michele fermò il suo moto e mi disse: “Ti va se ti giro al contrario?”. Ormai poteva farmi quello che voleva, la timidezza e la paura erano sparite per lasciar posto alla curiosità: “Certo, mi va di mettermi a pecora per te”. La penetrazione fu ancora più intensa, per un attimo abbi l’impressione di sentire il suo pene fino allo stomaco, ma non per questo meno eccitante. Il suo ritmo cambiò, adesso i colpi erano più decisi e lui tra le mani stringeva la coda dei miei capelli.

Mi sentii improvvisamente donna, libera mentalmente e sessualmente, volevo che continuasse, magari anche più forte, ormai ero pronta. Ricordo ancora il rumore sordo che i suoi colpi facevano quando urtava il mio culo, era musica per le mie orecchie. Raggiunsi l’orgasmo per la seconda volta, stavolta fu anche più bello del primo e urlai dal piacere. Michele capì che era arrivato il momento di cambiare posizione e mi face salire sopra di lui.

“La suora” va in pensione

Ormai non ero più Adele “la suora” perché lo cavalcai con un’intensità e una passione che non credevo di avere. Lui era inerme sul letto, schiavo dei miei movimenti e impegnato a baciare e stringere i miei seni, continuava solo a ripetermi: “Ancora, ancora, ancora”. Non mi fermai, colsi il suo invito e continuai a muovermi come una dannata sul suo pene finché non mi chiese di fermarmi. “Sono pronto a venire Adele, ti va di aiutarmi a farlo?”.

Certo che mi andava, volevo ricambiare il favore con lo stesso impegno che c’aveva messo lui. Si alzò in piedi mentre io rimasi seduta sul bordo del letto. Gli presi il cazzo in mano e lo masturbai con foga continuando a tenere il mio sguardo fisso nel suo. “Ti avviso quando sto per venire?”. Apprezzai la sua domanda ma, come vi ho detto, la mia curiosità ormai aveva preso il sopravvento: “No, voglio che sia una sorpresa. Puoi venire su di me se vuoi”. Sarà stata la mia gentile concessione, il fatto che fosse arrivato davvero al limite ma mi bastarono ancora pochi colpi per far esplodere sul mio corpo tutto il suo piacere. Il contatto col suo sperma fu inaspettatamente gradevole, rimasi affascinata dal calore e dalla consistenza del suo seme fino al punto di decidere di assaggiarne un po’ con la punta della lingua…

Una dolce storia d’amore

Ci abbandonammo sfiniti sul letto, ancora non riuscivo a crederci, avevo fatto l’amore per la prima volta, col ragazzo dei miei sogni ed era stato bellissimo. L’insieme di quelle emozioni mi spinse ad avvicinarmi al suo orecchio e a sussurrargli: “Ti amo Michele”. I suoi occhi mi guardarono complici e felici: “Anch’io ti amo Adele, sappi che, anche se per me non è la mia prima volta, infondo è come se lo fosse stata, perché non è mai stato così bello fare l’amore come con te”.

Ormai sono a un passo dalla maturità, Michele ha sostenuto l’esame l’anno scorso ed ora è già all’università ma, nonostante questo, noi continuiamo a stare insieme e a fare l’amore nel modo più speciale del mondo. Forse non sarà l’uomo della mia vita, probabilmente col tempo le nostre strade si divideranno, ma io continuo a godermi la mia favola e sono felice di averlo aspettato e di come ho perso la verginità

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